Romanticismo, bellezza, silenzi e bonta’ gastronomiche, e un eccessivo turismo inclusivo di enormi diaboliche navi da crociera, questa e’ Venezia. Quest’anno,’ tra maggio e novembre, e’ possibile perdersi per i vicoli stretti della romantica citta’, ma anche ammirare le opere di alcuni dei maggiori maestri dell’arte contemporanea con l’Arte Povera dell’italiano Burri e il greco Kounellis, l’Arte Informale dell’italiano Vedova, il Neo Espressionismo del tedesco Baselitz, l’Art Brut dello svizzero Dubuffet, l’Astrattismo di un altro svizzero Jean Arp, e con le nuove opere degli artisti contemporanei Europei e di Asia, Africa, America Latina e Medio Oriente.
La Biennale d’Arte di Venezia e gli eventi collaterali concomitanti offrono una notevole panoramica del mondo dell’arte. Le opere sono state selezionate da curatori che hanno seguito la traccia data dal titolo della Biennale “May You Live In Interesting Times”. Il Direttore Artistico Ralf Rutgoff ha quindi posto una domanda al contempo esistenziale (il malessere individuale) e sociale (come far fronte ad una societa’ volta all’autodistruzione e al suo potenziale annichilimento). O, nelle sue parole della presentazione alla stampa, “la complessita’ dell’arte –i cui segni sono carichi di contraddizioni e ambivalenza- puo’ illuminare alcuni aspetti contemporanei dei nostri rapporti sociali e della nostra psiche”. Rutgoff vede nell’arte una funzione sociale in quanto “le opere piu’ interesanti ci propongono coinvolgenti punti di partenza, non conclusioni” e hanno “la capacita’ di ispirare nuove modalita’ di visione e comportamento…di mettere instancabilmente alla prova a in discussione gli standard e le norme culturali”. La questione a questo punto e’ se la societa’ ha ragione ad aspettarsi dall’artista che ricopra questo ruolo sociale di provocatore di piacere e di pensiero critico, o se puo’ essere lasciato nella solitudine bohemiennne dell’arte come piacere del piacere e il ruolo sociale e’ la proiezione subliminale dello spettatore.
Un’osservazione sulla Biennale, che e’ di gran conforto, e’ che la vecchia guardia sia ancora in realta’ all’avanguardia, innovativa e radicale. Tant’e’ vero che sono artisti gia’ rinomati come l’indiano d’America Jimmie Durham (con i teschi di animali a troneggiare su corpi astratti di sculture ormai metafisiche)(Leone d’Oro alla carriera), l’Afro-Americano Arthur Jafa (con il pneumatico incantenato di dimensioni gigantesche)(Leone d’Oro come migliore artista), i belgi Jos de Gruyter e Harald Thys (con le loro animatronic figures)(menzione per il miglior padiglione nazionale) ad avere ottenuto i riconoscimenti officiali. Tra i padiglioni nazionali dei Giardini e dell’Arsenale, uno dei miei preferiti e’ stato proprio quel padiglione nazionale premiato: il Padiglione Belga. Li’ le minacce esistenziali della società di oggi in uno squilibrio evidente tra i compiti tradizionali e le arti vengono messe in scena con pupazzi realistici, raccapriccianti, di dimensioni umane che suonano uno strumento musicale o si cimentano in mormorii evocativi.
In generale, molti sono i video in cui le angoscie individuali sono presentate in contesti metaforici o iperrealisti. Per esplicita contraddizione la perdita dell’individuo nel mondo diventa ancora piu’ esemplare.
Percorrere gli spazi espositivi, immergersi nelle stanze buie, ascoltare da lontano i suoni, camminare nel labirinto dei padiglioni nei Giardini e dei locali dell’Arsenale, puo’ essere un’avventura affascinante, durante la quale sentirsi come Alice che rincorre il coniglio bianco (anche se talvolta e’ Gulliver, incantenato dai lillipuzziani ad avere il sopravvento sull’immaginazione). Forse e’ bene lasciare che la meraviglia e lo sgomento siano gli stati mentali nell’incontro con le opere dei cinesi Sun Yuan and Peng Yu (con il gigantesco marchingegno con un super pennello che sparge sangue in una scatola di vetro), l’Argentino Tomas Saraceno (con le nuvole musicali veri e propri inni alla natura, , e le ragnatele), il britannico Ed Atkins (con i video di visi in lacrime e di corpi vivi tra le fette di pane, leggere eppure cosi emotivamente pesanti) e uno tra i piu’ politici e politicizzati lo Svizzero Christopher Buechel che ha portato la barca di pescatori affondata vicino alle coste libiche causando il naufragio di 800 immigranti, ora provocatoriamente sulla sponda dell’Arsenale.
Gli eventi principali e quelli collaterali si svolgono negli spazi della Biennale dei Giardini e dell’Arsenale o nei più bei palazzi, nei magazzini reinventati per celebrare l’arte, chiese e musei. Diversi giorni vissuti intensamente e alacremente potrebbero non essere sufficienti per delineare l’intera proposta artistica della Biennale. Prendetevi tempo. Passeggiate. Soffermatevi. Ritornate sui vostri passi dopo aver esplorato altri spazi. Forse questo e’ l’auspicio della Biennale, che il presente sia interessante, senza bisogno di indulgere nel passato o abbandonarsi alla frenesia della gettata nel futuro.